Parole usate e parole abusate.
Sostenibilità, innovazione e resilienza
2 luglio 2024 – Dialogo con Stefano Bartezzaghi

Ospite, negli spazi del Centro Congressi di Palazzo Invernizzi, il professore Stefano Bartezzaghi, semiologo, enigmista e saggista. Ha scritto diversi libri, l’ultimo edito da Bompiani “Chi vince non sa cosa si perde”, è un libro che a partire dallo sport, fa un’analisi dell’agonismo e della competizione, non solo in contesti tradizionalmente sportivi, ma soprattutto in quelli della vita quotidiana.
Il professore ha catturato l’attenzione del pubblico con alcuni giochi di parole, aneddoti e osservazioni sull’etimologia delle parole e la ricerca del loro significato intrinseco, soffermandosi su alcune parole proprie del linguaggio scientifico e legate alle tre discipline in cui opera la Fondazione: l’Economia, le Scienze Agro-Alimentari e la Medicina.
A partire dalla parola “abuso” presente nel titolo, una prima riflessione sul significato estensivo delle parole: ovvero quando si usa una parola per chiamare e identificare un’altra cosa, spesso relativamente a un qualcosa che non esisteva prima. Questo può determinare, in alcuni casi, una sostituzione del significato della parola stessa che annulla o sostituisce quello originale. Questo fenomeno, precisa il professore, non deve essere percepito in modo negativo – e quindi parlare di abuso, che ha un’accezione moralizzatrice, non è corretto – perché rientra in un quadro molto più complesso e ampio in cui le parole, come gli esseri umani, si muovono, si spostano e mutano con il cambiare della società e viceversa.
La prima parola affrontata dal professore è stata Sostenibilità, da sostenibile, che si può sostenere. Partendo da questo aspetto, il peso, ha invitato il pubblico ad interrogarsi su un aspetto fondamentale: “nel binomio uomo-ambiente inteso come ecosistema, chi sostiene chi?”. Chiarendo che l’essere umano nel prendere ciò di cui ha bisogno per sopravvivere dovrebbe preoccuparsi maggiormente di sostenere l’ecosistema in cui vive, cresce e cambia.
Innovazione è sicuramente una parola molto utilizzata in diversi settori, oltre ad essere anche diventata un’ambizione che sempre più persone, imprese e realtà puntano a raggiungere. Cosa significa però “innovare”? Partendo da un punto di vista linguistico innovare ci costringe a rinominare il passato – come spiega Bartezzaghi – e a dare alle cose un nome nuovo. Il professore cita una serie di esempi dalla “pasta fatta a mano” al “telefono fisso” per chiarire questo concetto. Innovare riguarda qualcosa di nuovo, dove nuovo può avere diverse connotazioni, può essere qualcosa di “rivoluzionario” o trattarsi di una semplice riproduzione delle cose, passando per la riconfigurazione e la ripetizione. Il progresso guarda avanti, mentre l’innovazione guarda indietro perché rinomina o modifica cose che già esistevano.
La serata si è conclusa con la parola più abusata di tutte, soprattutto negli ultimi anni, ed è Resilienza.
La parola nasce con un’accezione scientifica e vuol dire la capacità di un materiale di assorbire energia se sottoposto a deformazione elastica. Una parola che è stata prima presa dalla psicologia, con l’estensione del concetto dalla capacità di un materiale a quella di un essere umano di “resistere”, ovvero l’adattamento alle avversità, per poi entrare nell’uso comune ed essere inserita, spesso a sproposito in frasi e circostanze sempre più lontane dal suo significato originale, fino ad arrivare al famoso PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Proprio su quest’ultimo, ha sottolineato come, probabilmente, sarebbe stato più opportuno far precedere alla ripresa, la resilienza!
Durante il suo intervento, il professore ha scherzato sul fatto che le parole sono importanti, ma fino ad un certo punto, sottolineando che le parole rappresentano solo uno degli aspetti che subisce e in alcuni casi genera cambiamenti e mutamenti.
L’iniziativa si inserisce in una più ampia offerta di incontri ed eventi che, con l’apertura del Centro Congressi di Palazzo Invernizzi, la Fondazione si impegna ad organizzare per promuovere attività culturali e di divulgazione per studenti, collaboratori e partner della Fondazione.