La sostenibilità della produzione di cibo – Mission Impossible?
28 gennaio 2025 – quali soluzioni per un futuro migliore

Martedì 28 gennaio, negli spazi del Centro Congressi di Palazzo Invernizzi, si è svolta la conferenza dal titolo “La sostenibilità della produzione di cibo. Mission Impossible?” organizzata in collaborazione con il Prof. Paolo Ajmone Marsan, direttore della Scuola di Dottorato del Sistema Agroalimentare AGRISYSTEM e del Centro di Ricerca Romeo ed Enrica Invernizzi per le produzioni lattiero-casearie sostenibili – CREI dell’Università Cattolica.
Alla conferenza sono intervenuti: Prof. Giuseppe Bertoni, Presidente Fondazione Invernizzi, Prof. Paolo Ajmone Marsan, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha moderato il dibattito, Dott. Maurizio Martina, Direttore Generale Aggiunto dellaFAO, Dott.ssa Maria Antonietta Palumbo e Dott. Simone Morabito, dottorandi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Dott. Andrea Rosati, Segretario Generale EAAP e Mons. Fernando Chica Arellano, Osservatore Permanente della Santa Sede presso FAO-IFAD-WFP.
L’idea di questo convegno nasce da un recente incontro di approfondimento tra un gruppo di dottorandi della Scuola di Dottorato AGRISYSTEM dell’Università Cattolica di Piacenza, nel quale si è discusso di “Feeding the Next Generations: An Interdisciplinary Challenge for Sustainable Solutions”. Il tema è di particolare rilevanza, tenuto conto del fatto che il fabbisogno di cibo è destinato ad accrescersi di un 30-40% da qui al 2050 e, già oggi, il sistema agro-alimentare – specie se intensivo – è ritenuto fra le principali cause del dissesto ecologico del pianeta. Per ovvie ragioni, questi temi destano grande interesse fra le giovani generazioni; di qui l’utilità di conoscerne le opinioni in un contesto che non sempre vede i mezzi di informazione (web, media, giornali) impegnati in una discussione equilibrata circa la relazione tra produzione di cibo e salvaguardia ambientale. Non meno importante è poi mettere a confronto tali opinioni con quelle di enti istituzionali (la FAO), della ricerca scientifica, ma anche del mondo cattolico.
Nel suo saluto introduttivo, il Presidente Bertoni ha posto la domanda alla quale hanno provato a rispondere i vari relatori: “il rischio per l’Umanità sta nel progresso tecnico-scientifico (sistemi intensivi)? O negli enormi bisogni dettati dall’aumento della popolazione e dall’accrescere dei bisogni?”.
Interessante il commento di Maurizio Martina, in collegamento da Bruxelles, che ha posto l’attenzione sul concetto di interdisciplinarità e condivisione dei dati per prevenire, monitorare controllare la diffusione di malattie e fronteggiare i cambiamenti climatici e la necessità di accesso al cibo, poiché la sicurezza alimentare è un tema sensibile da un punto di vista geopolitico e bisogna innescare dei meccanismi internazionali, perché queste attività non hanno confini nazionali.
Il concetto di interdisciplinarietà è stato ripreso anche dai dottorandi della facoltà di Scienze Agrarie di Piacenza e Cremona dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che a partire dalla loro esperienza di team building in Val Rendena (TN), hanno spiegato come il lavoro sui temi agroalimentari non possa prescindere dalla collaborazione con alcune discipline quali la psicologia, l’economia e l’ingegneria e come sia necessario che persone esperte e formate sui temi agroalimentari, ricoprano ruoli dirigenziali in questi ambiti. “La collaborazione tra discipline diverse favorisce l’innovazione e la ricerca di soluzioni efficaci – hanno dichiarato nel loro intervento – e la creazione di un network di ricercatori è cruciale per poter affrontare la tematica sotto molteplici punti di vista”.
“I giovani devono essere protagonisti del cambiamento – ha dichiarato Mons. Chica Arellano, specificando che – bisogna auspicare un cambio di mentalità”. Ha poi ripreso, nel suo intervento, le parole di Papa Francesco sul concetto di ecologia integrale ricordando che obiettivo “Fame Zero” dipende molto dalla volontà politica degli attori chiamati ad assicurare la distribuzione del cibo.
Centrale è stato l’intervento di Andrea Rosati, Segretario Generale EEAP, che al termine del suo intervento ha elencato quali sono le soluzioni possibili e quali no per provare a dare una risposta alla domanda posta dal convegno “la sostenibilità della produzione del cibo è possibile?”. Rosati parte da due punti possibili, ovvero che si possono diminuire gli sprechi e che si può investire nel progresso tecnologico. Ha inoltre specificato che il progresso tecnologico non basta senza il coinvolgimento del pubblico, istruzione e supporto politico. È inoltre importate bilanciare la tutela ambientale con la redditività economica e fare investimenti responsabili nel settore.
Paolo Ajmone Marsan conclude e riassume il convegno sottolineando che la risoluzione dei problemi ambientali richiede una collaborazione globale: il cambiamento climatico, come le pandemie, non conosce confini. L’agricoltura è fortemente influenzata dal clima e, oltre a mitigarne i cambiamenti, dovrà adattarsi ad essi, per garantire efficienza e sostenibilità. L’intensificazione sostenibile diventerà una necessità per produrre cibo per 10 miliardi di persone, e l’uso appropriato delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale sarà cruciale, ma dovrà essere guidato da responsabilità e visione strategica. Fondamentale sarà il trasferimento tecnologico verso i Paesi in via di sviluppo, per produrre di più con meno risorse. I cambiamenti necessari dovranno essere sostenuti da politiche agricole adeguate, attente anche agli impatti sociali. La “Mission” è ambiziosa, ma nell’”anno della speranza” non possiamo considerarla “Impossible”. È essenziale dare fiducia e opportunità ai giovani, affinché sviluppino il loro talento e formino reti internazionali e interdisciplinari.